Vegetariani, vegani, flexiteriani. Chi salverà il mondo?

Vegetariani, vegani, flexiteriani. Chi salverà il mondo?

Combustibili fossili e sacchetti di plastica, deforestazione e inquinamento dell'aria. Al bando ogni forma d’ingiustizia a svantaggio di ambiente e clima. Sono gli obiettivi del manifesto di protesta di Namugerwa Leah, giovane ambientalista ugandese che ha tratto ispirazione dalla svedese sua coetanea Greta Thunberg.

Già, perché l’obiettivo dell’Accordo di Parigi del 2015, che fissava a più 2 gradi il livello di contenimento della temperatura rispetto all’era preindustriale, oggi sembra essere obsoleto. Ora pare che non si debba superare un aumento di 1,5 gradi. Cosa significa? Che è necessario iniziare un cambiamento veloce, a tutti i livelli e gli aspetti della società.

Al di là delle proteste ecologiste, aumenta (fortunatamente) l’attenzione verso la salute dell’ecosistema e si rafforza la convinzione tutto dipenda molto da noi, piuttosto che da un ipotetico ‘altro’. Tra gli stili di vita, l’alimentazione (e con essa gli allevamenti intensivi) è sicuramente uno dei fattori che più pesano. Per questo la filosofia minimalista di vegetariani e vegani contribuisce alla tutela delle risorse. Così come il credo dei flexitariani: una sorta di ‘veggie part time’, nel senso che  abbinano alle proteine vegetali anche quelle animali, magari soltanto una volta la settimana. Un movimento in ascesa fatto di persone che curano molto la salute, preferendo ridurre al minimo il consumo di carne.

Tuttavia, per il pianeta, mangiare sano può non essere sufficiente. Piuttosto, può perfino essere controproducente. Un esempio? Pensiamo alla quinoa, una specie di superfood, in quanto ha un contenuto di nutrienti, tra cui proteine, fibre e minerali, come fosforo, magnesio, ferro, zinco, superiori alla media degli alimenti. L’Italia è uno dei maggiori importatori d’Europa, mentre la Bolivia è il principale produttore mondiale insieme al Perù. In Bolivia il consumo fa parte del pasto tradizionale ma, la crescita verticale della domanda, ha incentivato le esportazioni. Così si è potenziata di molto l’agricoltura, senza evitare l’impoverimento del suolo o badare alle quantità e qualità dei fertilizzanti usati. E a risentirne sono anche i condor, che sono a rischio di estinzione. Insomma oggi non basta più alimentarsi bene se si vuole proteggere la natura, serve comprendere le logiche alla base delle preferenze alimentari e agire consapevolmente.

In cosmetica il green, argomento da molti anni presidiato dall’industria cosmetica, è trasversale al concetto di prodotto come di processo. Non basta, infatti, inserire ingredienti naturali o biologici in specifiche percentuali: per questo esistono specifiche certificazioni (tra cui NaTrue, Ecolabel, NordicSwan, Blue Angel) che ne garantiscono i requisiti. E non basta neppure ridurre i materiali dell’imballaggio, o usare un packaging riciclato, riciclabile, biodegradabile.

Sono essenziali i processi produttivi, tra cui emissione CO2, riduzione utilizzo dell’acqua, gestione rifiuti, risparmio energetico, e la gestione dell’intera filiera, in termini di approvvigionamento delle materie prime, trasporto, logistica e distribuzione.

La ‘sostenibilità-green’ si misura oggi l’impronta ambientale. La Product Environmental Footprint è una metodologia introdotta nell’Unione Europea per regolamentare il calcolo e la comunicazione degli indicatori relativi all’impatto ambientale, come le emissioni di gas a effetto serra, l’efficienza nell’uso delle risorse e l’impronta idrica.

Organic Peat Mask di Vestige Verdant è una maschera di colore nero che deve i suoi numerosi effetti all’acido umico contenuto nella torba organica. Gli acidi umici sono sostanze che si formano dalla biodegradazione della materia organica vegetale e sono i principali costituenti del humus. Duplice l’azione. Innanzitutto disintossicante: grazie alla loro struttura chimica gli acidi umici riescono a legarsi con tossine e metalli pesanti, favorendone l’eliminazione. Poi ha un effetto chelante, l'acido umico funziona da agente chelante anche con sali minerali e microelementi, che possono essere più facilmente assorbite dalle cellule. Senza contare il suo potere antiossidante, ostacolando l’ossidazione degli acidi grassi della pelle, quindi l’invecchiamento precoce.

 

Eco Coco è un marchio biologico e vegano, ideato nelle coste assolate dell'Australia, il cui ingrediente chiave è l’olio di cocco biologico certificato. Coconut & Lime Body Butter è una crema per il corpo ricca di burro di karité e olio di semi di girasole, che regalano nutrimento ed energia alla cute secca e disidratata. In più, la fragranza tropicale cocco e lime prolungherà il sogno della spiaggia addosso.

Si ispira ai principi dell’ayurveda il marchio Pursoma, nel cui nome è contenuta la sua promessa: purificare il corpo.

Minerals De Mer sono sali da bagno disintossicanti.  Il sale marino aiuta a liberare il corpo dalle tossine, incentivando l’assorbimento dei minerali antiossidanti contenuti nelle alghe selvatiche provenienti dalle coste della Bretagna. Ideale per riequilibrare il corpo e riconnettere la mente.

La polvere Ambro Greens di Ambronite è perfetta per chi vuole assicurarsi una porzione di frutta e verdura in un’unica soluzione. Una bevanda in polvere a base di frutta biologica e mix di verdure, tra cui frutti di bosco e mela, spinaci e carote,  broccoli e barbabietola, bacche di goji e succo di acai. Un integratore che aiuta anche a ridurre il senso di fame e contrastare l'aumento di peso.

Prima volta su Noor The Beauty Shop?
Scopri chi siamo e tutti i nostri brand.



.